Home»Interviste»Roberto Casalino. Intervista esclusiva

Roberto Casalino. Intervista esclusiva

5
Shares
Pinterest Google+

LATINA – Venerdì 12 Gennaio. Presentazione del nuovo album Errori di felicità
la Feltrinelli. Latina ore 18

Da venerdì 5 gennaio sarà disponibile su tutte le piattaforme e in radio Le mie giornate il nuovo singolo di Roberto Casalino, il cantautore di Latina che ha firmato brani di successo del calibro di Non ti scordar mai di me (Giusy Ferreri), Cercavo amore (Emma), Magnifico (Fedez) e L’essenziale (Marco Mengoni, vicitore di Sanremo 2013) e che, quest’anno, è tra gli autori della squadra artistica di Amici.
Il singolo anticipa il nuovo disco Errori di felicità in uscita il 12 gennaio e presentato in esclusiva alla Feltrinelli di Latina.

Anno nuovo e nuova avventura musicale…
Si, ho voluto iniziare il 2018 con “nuova musica”. Gennaio è un momento di calma generale per le uscite discografiche, quindi per un cantante come me che è più affermato come autore, avere un disco in uscita a gennaio può permettere di avere più visibilità sia sulla stampa che nei negozi, e soprattutto la voglia di ritornare con qualcosa di nuovo. Dopo il primo brano uscito a Ottobre, Errori di felicità, mi è sembrato giusto partire con un singolo che mostra un altro lato del disco, un po’ più stile ballad.

 Il 12 Gennaio ci sarà la presentazione del disco a La Feltrinelli di Latina. Cosa rappresenta per te questa città?
Latina per me rappresenta il periodo del liceo, quello in cui ho messo su la mia prima band, in cui ho incominciato a suonare nei  locali, come lo storico “Underground”.
C’è questo legame forte sia con gli amici che con la mia famiglia che vive ancora lì, e poi soprattuto c’è un collegamento dal punto di vista musicale. Molte canzoni, che poi sono diventate successi per altri, sono nate proprio nella mia camera a Latina. Ho desiderato fortemente che il primo instore fosse qui appena ho avuto la certezza della data di uscita. È anche un modo per farsi coccolare dagli affetti, una mia scelta strategica dettata dal cuore.

Una vita movimentata la tua, piena di spostamenti e viaggi. Quanto ha influito il tuo vissuto e quando hai deciso che la musica era la strada da percorrere nella vita?
La musica mi ha accompagnato sempre, fin da piccolo, da quando sono nato. L’ho sempre detto e non smetterò mai di dire che io da bambino non avevo giocattoli, i miei mi regalavano i quarantacinque giri da inserire nel mangiadischi Penny e andavo in giro con quello, fin quando non finivano le batterie. La prima canzone l’ho scritta a undici anni in Germania quasi per gioco, però da lì ho capito che avevo bisogno di raccontare tutto quello che i miei occhi percepivano. È stato tutto graduale, perché anche quando metti su una band inizialmente la gente ti chiede di suonare le cover e io pian piano ho inserito nella scaletta i miei brani per vedere anche quale fosse il riscontro del pubblico. E’ stato un percorso di studio su quello che potesse essere un mio modo di scrivere “riconoscibile”, ho scritto tantissime canzoni prima di arrivare a quella che rappresentasse un mio marchio di fabbrica. Quello che poi ha sempre caratterizzato la mia scrittura, l’unico comune denominatore è che nasce sempre da un’esigenza non è mai qualcosa deciso a tavolino, e continua ad esserlo anche oggi che lo faccio come professione, altrimenti perderei spontaneità e trasparenza.

Hai scritto e avuto collaborazioni importanti con molti Big della musica. Quanto è stato importante tutto questo nella tua formazione artistica, in quello che sei oggi, nella tua crescita professionale?
In realtà ho scritto brani sempre per me. Il vero primo brano era destinato a un gruppo emergente nel 2002 gli mp2, fecero un Festivalbar. Nel 2005 ci fu Syria. Ma la vera consapevolezza di poter anche far cantare a qualcun altro un brano a cui sono molto legato, la scelta dell’artista, c’è stata effettivamente con “Non ti scordar mai di me”. Al di là del successo della canzone, quando ricevetti il provino di Giusy mi resi conto che la mia diffidenza nel dare le canzoni ad altri cadeva nel momento in cui ero io stesso ad emozionarmi su qualcosa scritto da me.
Quello che riesco a fare oggi è riuscire a dire anche di no se magari devo dare un brano a un cantante che magari non stimo particolarmente a livello artistico. Su questo cerco di avere sempre molto rispetto per quello che scrivo e di ponderare bene le mie scelte.
Non posso ovviamente decidere il corso di una canzone e il suo successo, io posso solo scrivere una canzone e cercare di darle la migliore esposizione. Molti mi hanno criticato il fatto di aver scelto di tenere dei brani per me e magari se fossero stati destinati ad altri avrebbero avuto grande successo. Non tutto è legato al successo e io non mi sento un mercenario. Ho fatto sempre scelte di cuore di cui non mi pento.

A partire da quest’anno fai parte degli autori di Amici di Maria De Filippi. Cosa ne pensi del rapporto talent-musica che si è creato in questi ultimi anni? cosa del talent va a favore della musica e cosa pensi vada contro.
In verità ho iniziato con X-Factor e dal 2010 collaboro e scrivo per Amici. Da quest’anno sono proprio all’interno della scuola ed è un ruolo molto diverso, dove posso fare realmente il mio lavoro, mettere al servizio dei ragazzi le mie conoscenze sulla musica e sulla scrittura.
Sicuramente c’è una sorta di stanchezza nei confronti del talent che non rappresenta più una novità e c’è il bisogno di inserire elementi nuovi, anche per questo hanno introdotto la figura dell’autore per dare qualcosa di nuovo ad un programma del genere.
Dal punto di vista di qualità musicale io ti posso dire che semplicemente dipende molto dai ragazzi che partecipano, perché il talent non è altro che un meccanismo televisivo che si va a sostituire a quella che è una figura che è andata a scomparire negli anni, quella de talent scout, che prima andava a cercare i gruppi nei locali o che ascoltava veramente le demo. Adesso per una casa discografica è molto più comodo investire su qualcuno che ha già quattro o cinque mesi di visibilità mediatica. Il vero problema forse per i ragazzi è il fatto di diventare famosi ancor prima di aver dimostrato realmente quali sono le loro capacità. Questa cosa può rappresentare un’arma a doppio taglio, motivo per cui io non ho mai voluto partecipare ad un talent, perché per me a livello caratteriale sarebbe stato deleterio. Quindi cerco sempre di far capire loro che tutto quello che ora percepiscono, anche tramite i social, che sono un potente mezzo di divulgazione per la musica, può trasformarsi in un coltello che ritorna indietro. Si può arrivare a pensare di essere famosissimo ma se il giorno dopo si presenta uno più forte di te, tu vieni subito dimenticato e magari a vent’anni questa cosa la vivi male. Abbiamo visto artisti come Noemi, Mengoni, Giusy, Alessandra ed Emma hanno utilizzato il mezzo televisivo e successivamente hanno saputo dimostrare quello che valgono veramente. Oltre al talento ci vuole magari anche un pizzico di fortuna in più, la scelta del pezzo giusto, dei collaboratori giusti e questo sta anche nell’intelligenza della persona. La musica italiana è piena di grandi artisti che magari non hanno avuto la testa e hanno bruciato la loro carriera. Posso farti l’esempio di Tiziano Ferro, che secondo me ha una grande capacità di auto critica, di mettersi in gioco e questo è uno dei suoi aspetti vincenti.
Questo disco rappresenta esattamente quello che sono e quello che voglio trasmettere in questo momento e me ne frego un po’ dei meccanismi della discografia, è un disco tutto suonato, dove non c’è elettronica.
Io vengo dagli anni 90, dagli ascolti Consoliani, da Umberto Maria Giardini, che ho amato tantissimo e amo tutt’ora. Placebo, Smashing Pumpkins, I Nirvana e il 12 avrò l’occasione di fare anche un piccolo showcase acustico.

Un big della canzone italiana come punto di riferimento per te? e un giovane emergente che preferisci?
Sui giovani non saprei, se giovane si può definire ti potrei nominare Levante anche se la preferivo in una veste suonata, più viscerale, quella degli inizi. Anche Ermal Meta ti direi.
Posso scegliere tra una rosa di artisti? tu che mi proponi? sono in po’ in difficoltà. Diciamone più di qualcuno dai…
Ho amato l’ultimo lavoro di Colapesce, i primi due singoli estratti mi sono piaciuti tantissimo.
Notevole l’ultimo album degli Stella Maris in cui c’è Umberto Maria Giardini alla voce e alla scrittura, un disco molto rock. Tra big consacrati il mio amore è sempre per la Consoli. Ho amato molto i suoi primi dischi, gli altri ho continuato a comprarli da fan nel tempo. La preferisco sempre con la chitarra elettrica addosso. Rimane uno dei miei primi amori musicali, la Cantantessa.

Stai progettando un tour dopo la presentazione del disco?
Mi piacerebbe tantissimo suonare tutto il disco dal vivo, la cosa più complessa è trovare qualcuno che in qualche modo riesca a darti delle date per un progetto indipendente e che deve cercare di conquistare pubblico gradualmente. Quello che posso fare da solo, lo faccio con i miei contatti, il resto verrà da sé. Verso febbraio anche marzo qualche prima data, sicuramente Roma, Latina e poi speriamo di muoverci. Io sono pronto ad andare a suonare voce e chitarra ovunque perché ho voglia di far ascoltare l’album. Dopo tutto questo è un disco che va suonato e che si presta ad essere suonato.

E allora noi ci vediamo il 12 gennaio a La Feltrinelli di Latina Roberto, in bocca al lupo!

Crepi il lupo! Ci vediamo!

 

 

www.robertocasalino.it

 

intervista di Federica Velli

Previous post

Scenari Paralleli. La rassegna teatrale

Next post

il Magazine [Gennaio 2018]